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Culture Action

discover your heritage

brighten your future

il team

Alessandra D'Arcangelo

Davide Livini

Riccardo Novelli

Guglielmo Zerbini

referenti

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Sofia Kaufmann

Margherita Bruno

Che cos’è l’arte?

Con questa domanda i relatori degli incontri per questo progetto, l’avvocato Gilberto Cavagna, la dottoressa Francesca Maria Ferruta e il gruppo Giovani del Museo Poldi Pezzoli, hanno iniziato i loro interventi precisando sin da subito quanto sia arduo trovare una risposta univoca o una definizione universalmente condivisa di cosa sia “arte”.

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Partiamo dunque da una definizione enciclopedica che lo stesso Avv. Cavagna ha citato durante il suo intervento: “L’arte è un bene essenziale dell’uomo e rappresenta un momento di particolare tensione e esaltazione dei valori umanamente profondi, tali da ritenersi momento positivo di sviluppo di una data civiltà e fattore di progresso civile”.

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Con questa definizione è iniziato il percorso alla scoperta della tradizione giuridica che difende il nostro patrimonio artistico e delle modalità con cui possiamo partecipare alla sua protezione.
In primo luogo, è necessario comprendere perché l’arte e la sua eredità costituiscano un lascito fondamentale per la società.
L’arte è stata, è e sempre sarà, veicolo e strumento di crescita del singolo e della comunità: il patrimonio culturale deve essere considerato una risorsa che facilita la coesistenza pacifica, attraverso la promozione della fiducia e della comprensione reciproca, in un’ottica di risoluzione e di prevenzione dei conflitti (Convenzione di Faro, art.7 c). Con la crescita e lo sviluppo culturale generato dall’arte, infatti, si può garantire a ogni singola persona che appartiene alla comunità, di qualsiasi estrazione sociale, una crescita, non solo a livello personale, ma anche spirituale.


In linea con questa considerazione, la dottoressa Francesca Maria Ferruta, durante il suo intervento, ha portato un esempio concreto di impiego dell’arte come risorsa per una coesione pacifica: per superare la crisi del secondo dopoguerra si promosse l’arte greco- latina e greco—cristiana, affinché si ricordassero le comuni radici dei Paesi europei appena usciti dal secondo conflitto mondiale, evidenziando la presenza di una base condivisa di valori e incoraggiando, quindi, un confronto e un dialogo diverso rispetto al passato. Così l’arte rappresenta un momento di riflessione per le nuove generazioni che, consapevoli del valore del patrimonio artistico, possono ripensare al passato. Riappropriarsene e recuperare i beni culturali per renderli un esempio di memoria vivente: un ripensamento verso il passato e un trampolino verso il futuro.

Per compiere un tale ripensamento non è più sufficiente essere meri spettatori, è necessario incoraggiare una riflessione e intraprendere un percorso che aiuti l’arte a rappresentare un momento di rivoluzione culturale.


Come seguire, o riprendere, un tale cammino? Come dare una forma a tutte le riflessioni elaborate?


Noi, per non essere sopraffatti dalla apparente difficoltà di questa impresa, siamo partiti da una necessaria premessa, ossia la comprensione di cosa rappresentino i termini “tutela” e “valorizzazione”, che, oltre a corrispondere a due vocaboli della lingua italiana, identificano due principi di diritto, anzi due principi costituzionali.
L’articolo 9 della nostra Costituzione recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Da tale articolo è possibile astrarre due principi, quello di tutela e quello di valorizzazione del patrimonio culturale, principi disgiunti, ma correlati, il primo esplicitato nel testo normativo, e il secondo estrapolato da un’interpretazione sistematica del testo costituzionale e dell’impianto normativo ordinario, raccolto nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Il sistema articolato di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio, muove dunque da dei principi fondamentali rivolti alla conservazione dei beni, quali memoria storica di una nazione, e alla promozione degli stessi, quale memoria vivente di una nazione, sublimando la mera protezione e diffusione in due obiettivi più nobili: tutela e valorizzazione, intesi il primo come attenzione, individuazione, protezione e conservazione del bene, e il secondo come la promozione della conoscenza e l’assicurazione delle migliori condizioni di fruizione e utilizzazione del patrimonio. Riflessioni nate in un periodo storico in cui i costituenti, che avevano conosciuto le atrocità perpetrate nei regimi dittatoriali, volevano distaccarsene il più possibile.

 

Ricollegandoci dunque alla riflessione iniziale, su come il recupero di una matrice culturale comune possa favorire lo sviluppo di una sensibilità collettiva, significativo è l’utilizzo del termine “Repubblica” e non quello di “Stato” che indica come la Carta fondamentale faccia appello alla responsabilità che ogni singolo cittadino, non solo i comuni, le province e le regioni hanno nei confronti di un patrimonio culturale che è identità, forma ed eredità di una nazione.
 

Il nostro obiettivo è trasmettere curiosità e interesse verso la scoperta del proprio patrimonio culturale la cui conoscenza è essenziale affinché se ne comprenda la ricchezza e se ne diventi comproprietari, diventando in grado di proteggerlo, per passare poi il testimone alle generazioni future.
Un circolo virtuoso che permette all’arte di prosperare e allo stesso tempo di sviluppare in meglio la società.
Questo l’ambizioso proposito di Culture Action, che nasce dal desiderio di sensibilizzare i nostri coetanei a riconoscere il valore del patrimonio artistico.

 

Un percorso che, per arrivare ad una condivisione cosciente delle funzioni di tutela e promozione dei beni culturali, passi necessariamente dalla trasmissione di contenuti storico-artistici; perché solo grazie alla conoscenza del bene culturale si è in grado di riconoscerlo e trasmetterlo, e dunque di tutelarlo e promuoverlo.
Nessuno può proteggere qualcosa che non sia in grado di vedere, per cui è di fondamentale importanza fornire gli strumenti per comprendere la complessità e il valore insito in ciascuno dei beni che compongono la nostra eredità culturale.

 

Proprio per questo la strada che abbiamo deciso di intraprendere parte dal Museo Poldi Pezzoli: la casa museo milanese è il tesoro che abbiamo ricevuto da chi ha creduto in noi, da chi ci ha chiesto di metterci in gioco, lottando fermamente per far in modo che il pubblico di ragazzi diventi “di casa” nel museo. E così noi, ispirati dalla grandezza di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che a Milano ha lasciato in eredità le opere raccolte nel corso di una vita, abbiamo piano piano scoperto e conosciuto i segreti e le bellezze della sua collezione per mostrarli e raccontarli ai nostri coetanei.

 

Testo a cura di Sofia Kaufmann e Alessandra D'Arcangelo
 

Ciao! Noi siamo dei ragazzi come tanti. Abbiamo 17 anni, qualcuno di noi pratica sport, frequentiamo con maggiore o minore entusiasmo il liceo e la sera ci piace guardare le serie tv. Perché vi scriviamo questa lettera? Facciamo un passo indietro: prima del lockdown di marzo i nostri insegnanti ci hanno offerto l’occasione di visitare la Casa-Museo Poldi Pezzoli. L’iniziale diffidenza (le visite a carattere culturale creano sempre una certa diffidenza…) è stata subito vinta dallo stupore che questo luogo ci ha suscitato. Visitare il Poldi Pezzoli è un’esperienza unica perché permette di entrare nel mondo di un personaggio straordinario, Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che ha dedicato la sua vita alla ricerca del bello e alla sua tutela.

 

E ora siamo qui a rivolgere a voi, giovani come noi, l’invito ad una “Call to Action”.

 

Il nostro Paese è una miniera di gemme (il nostro patrimonio artistico) che è nostro dovere salvaguardare e valorizzare. Lo ha capito chi ci ha preceduti, non solo in Italia, ma a livello europeo, e questa consapevolezza si è tradotta nella fondazione dell’UNESCO, una organizzazione sovranazionale specializzata nella tutela delle opere d’arte presenti nel mondo. All’art. 1 della Convenzione del 14 maggio 1954, firmata a L’Aja, i paesi riuniti sotto il cappello dell’UNESCO, hanno così definito, per la prima volta nella storia, i beni culturali:

“sono considerati beni culturali, prescindendo dalla loro origine o dal loro proprietario:

a) i beni, mobili o immobili, di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli […];

b) gli edifici la cui destinazione principale ed effettiva è di conservare o di esporre i beni culturali mobili […];

c) i centri comprendenti un numero considerevole di beni culturali […]".

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I beni artistici, quindi, non sono solo testimonianza dell’abilità del loro fautore ma rappresentazione del patrimonio valoriale e culturale di un popolo. Senza di essi rischiamo di smarrire la nostra identità.

È per questo che l’articolo 9 della nostra Costituzione consegna alla Repubblica il compito di proteggere tale patrimonio, richiamando implicitamente ogni cittadino – quindi noi – al diritto/dovere di tutelare e valorizzare il patrimonio artistico del nostro Paese.

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

E a livello europeo è la Convenzione di Faro a sottolineare la necessità di proteggere l’eredità artistica europea.

Noi, giovani uomini e donne, siamo chiamati a esercitare i nostri diritti/doveri di cittadini della Repubblica Italiana nella tutela e valorizzazione dei beni culturali che sono il nostro passato, presente e futuro.

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Testo a cura di Davide Livini, Riccardo Novelli e Guglielmo Zerbini

4A Liceo Classico Statale “Cesare Beccaria” Milano 

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